A favore della riproduzione libera e gratuita delle fonti documentarie in archivi e biblioteche tramite mezzo proprio (fotocamera o smartphone), senza dunque la mediazione obbligata di un servizio copie interno o esterno all’istituto, come previsto in origine dal decreto “Art Bonus” (per ulteriori informazioni si veda QUI), si sono già espresse personalità di spicco del mondo della cultura e dell’Università come Umberto Eco, Salvatore Settis, Gregorio Arena (Presidente Labsus), Fabio Beltram (Direttore Scuola Normale Superiore di Pisa), Massimo Bray (Direttore ed. Treccani), Massimo Cacciari, Claudio Ciociola (SNS), Andrea Carandini (Presidente FAI), Giovanni Colonna, Umberto Curi, Carlo Federici, Andrea Giardina (SNS), Carlo Ginzburg (SNS), Pierre Gros, Adriano Prosperi (SNS), Giorgio Resta, Stefano Rodotà, Gianpiero Rosati (SNS), Alfredo Stussi (SNS), Gianni Vattimo, storici come Robert Darnton (direttore biblioteca Harvard University), giuristi come Lawrence Lessig (Harvard University, tra i fondatori delle licenze ‘creative commons’), nonché alcuni degli osservatori più attenti e autorevoli nel panorama dei beni culturali e delle frontiere dell’Open Data come Adriano La Regina, Marisa Dalai Emiliani, Bruno Zanardi, Roberto Cecchi, Roberto Delle Donne, Fausto Zevi, Mariella Guercio, Mauro Guerrini, Daniele Manacorda, Tomaso Montanari, amb. Ludovico Ortona (Amministratore Unico ARCUS S.p.a.), Carlo Pavolini, Mario Piana, Antonio Pinelli, Giovanni Solimine, Claudio Strinati, Bruno Toscano, Giuliano Volpe (Presidente Cons. Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici MiBACT), Paul Gabriele Weston, Melania Zanetti (Presidente Associazione Italiana dei Conservatori e Restauratori degli Archivi e Biblioteche), Luigi Zangheri (Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze), Marco Contini (Presidente dell’Associazione “Conoscere per Deliberare” e Direttore della “Società Pannunzio per la libertà d’informazione”), Gabriella Alfieri (Presidente del Comitato per l’Edizione Nazionale di Verga), Flavia Marzano (Presidente degli Stati Generali dell’Innovazione). A loro si accompagna naturalmente la voce forte degli specialisti delle diverse discipline storiche che compongono il variegato mondo dei beni culturali (storici dell’arte, dell’architettura e della musica, archeologi, filologi, italianisti, storici, musicologi, restauratori, bibliotecari, archivisti professionisti, paleografi, codicologi e diplomatisti come Maria Guercio, Linda Giuva, Marilena Maniaci, Marco Palma), sia italiani che stranieri operanti nel nostro Paese, ovvero i più diretti interessati in quanto frequentatori abituali di archivi e biblioteche per necessità di studio o lavoro. Nell’elenco alfabetico, che comprende più di 4400 adesioni (per visualizzarlo clicca QUI), è rappresentato soprattutto il mondo dell’università a tutti i livelli (dallo studente, al laureato, al ricercatore sino al docente emerito), ma non mancano funzionari ministeriali, direttori di archivi di Stato, docenti dell’École des chartes e i rappresentanti dei più diversi settori della società, tra cui gli Historical Archives of the European Union (European University Institute), la Società dei Filologi della Letteratura Italiana (SFLI), importanti fondazioni come il Fondo Ambiente Italiano (FAI), la Fondazione d’arte Trossi-Uberti di Livorno, le associazioni di ricercatori e di professionisti di beni culturali come l’Associazione Nazionale Archeologi (ANA), la Confederazione Italiana Archeologi (CIA), l’Associazione Dottorandi e Dottori di ricerca Italiani (ADI) e l’Associazione Precari della Ricerca Italiani (APRI), l’Accademia degli Intronati di Siena, gli studiosi di storia locale, ma anche singoli pensionati e semplici appassionati di arte e storia da ogni angolo d’Italia. Un coro quindi a più voci, consapevole degli indubbi benefici che può produrre la libera riproduzione dei beni culturali nei confronti della libera ricerca, ma anche in direzione di una concezione più democratica e inclusiva dei beni culturali.
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