A favore della riproduzione gratuita con mezzi propri di beni culturali in archivi e biblioteche (clicca QUI per firmare anche tu)
A favore della libera e gratuita riproduzione delle fonti documentarie in archivi e biblioteche tramite mezzo proprio, senza cioè la mediazione obbligata di un servizio copie interno o esterno all’istituto, si sono espresse personalità di spicco del mondo della cultura come Massimo Cacciari, Andrea Carandini, Umberto Eco, Pierre Gros, Stefano Rodotà, Gian Antonio Stella e Gianni Vattimo, nonché alcuni degli osservatori più attenti e autorevoli nel panorama dei beni culturali e delle frontiere dell’Open Data come Marisa Dalai Emiliani, Roberto Delle Donne, Daniele Manacorda e Giuliano Volpe, attuale Presidente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici del Mibact. A loro si accompagna naturalmente la voce forte degli specialisti delle diverse discipline storiche che compongono il variegato mondo dei beni culturali (storici dell’arte, archeologi, storici, restauratori, bibliotecari, archivisti professionisti, paleografi, filologi), sia italiani che stranieri operanti nel nostro Paese, ovvero i più diretti interessati in quanto frequentatori abituali di archivi e biblioteche per necessità di studio o lavoro. Nella lista alfabetica che segue è rappresentato soprattutto il mondo dell’università a tutti i livelli (dallo studente, al laureato, al ricercatore e al docente emerito), ma non mancano funzionari ministeriali e i rappresentanti di altri settori della società civile, tra cui le fondazioni come il Fondo Ambiente Italiano, le associazioni di ricercatori e di professionisti di beni culturali come l’Associazione Nazionale Archeologi, l’Associazione Dottorandi e Dottori di ricerca Italiani e l’Associazione Precari della Ricerca Italiani, gli studiosi di storia locale, ma anche singoli pensionati e semplici appassionati di arte e storia da ogni angolo d’Italia. Un coro quindi a più voci, composto al momento da circa 150 adesioni, consapevole degli indubbi benefici che può produrre la libera riproduzione dei beni culturali nei confronti della libera ricerca, ma anche in direzione di una concezione più democratica e inclusiva dei beni culturali.